IL PROGETTO CAPuS
Conservation of Art in Public Spaces (ERASMUS+, Alleanze per la conoscenza) e la conservazione delle opere di street art a Reggio Emilia
La conservazione delle opere di arte urbana in ogni sua forma pone sfide a molti livelli: in primis per gli addetti ai lavori, date l’eterogeneità di esecuzione (come materiali e tecniche), la loro natura spesso effimera e le condizioni estreme a cui i murales sono sottoposti, sia ambientali che di esposizione a sovrammissioni di varia natura; tale aspetto della conservazione coinvolge anche artisti e committenti, che spesso sono istituzioni e amministrazioni locali. Il tentativo di dare una risposta a queste problematiche si concretizza con il progetto triennale CAPuS- Conservation of Art in Public Spaces, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma ERASMUS+, Alleanze per la conoscenza.
Negli ultimi anni l’interesse per l’arte urbana nelle sue molteplici forme sta crescendo esponenzialmente, portando ad una moltiplicazione delle opere su commissione e parimenti al riconoscimento di queste come parte integrante e connotante il tessuto urbano, fino ad arrivare molte volte all’instaurarsi di vero e proprio legame con il territorio e con le persone. Da qui nasce la necessità forte di sviluppare un corpus di strategie conservative ad hoc per tali opere in modo da sistematizzare l’approccio verso di esse, a partire dalla caratterizzazione dei materiali usati e dei loro processi di degrado, fino allo sviluppo di trattamenti conservativi e test su prodotti specifici. Il progetto CAPuS mira pertanto a fornire un contributo sostanziale alla formalizzazione di queste strategie per la conservazione dell’arte pubblica. Partendo dalla creazione di un partenariato internazionale ed eterogeneo (università, associazioni, musei, imprese e comuni), il progetto intende valorizzare la collaborazione tra i vari attori coinvolti per sviluppare nuove conoscenze, opportunità lavorative e prodotti innovativi, nonché stimolare il dialogo con istituzioni e opinione pubblica sulle possibili strade per preservare l’arte pubblica. Tra i partner di progetto c’è anche CESMAR7, un’associazione no profit che dal 2000 si occupa di ricerca sui materiali per il restauro e di formazione e che dal 2014 ha sede a Reggio Emilia.
Il progetto è cominciato ufficialmente il 1° Gennaio 2018 e vede coinvolti in tutta Europa 16 partner, situati tra Italia, Germania, Croazia, Polonia e Spagna. Oltre alla già menzionata definizione di linee guida per la stesura di un protocollo conservativo per l’arte pubblica, il progetto realizzerà un modulo formativo specifico sul tema da inserire nei percorsi di studio universitari e in corsi di formazione professionale per restauratori; verrà messa a punto inoltre una piattaforma open access di e-learning per studenti e professionisti.
Il partenariato di CAPuS coinvolge anche tre comuni italiani con il ruolo di partner associati: Reggio Emilia, Milano e Torino. Il loro coinvolgimento nasce dall’esigenza di creare un legame con il territorio e le sue istituzioni, in modo da calare il progetto e la ricerca nella realtà di ognuna delle municipalità coinvolte e dei meccanismi peculiari che hanno generato le opere esaminate. L’associazione CESMAR7 ha cercato fin da subito di creare una forte alleanza con l’amministrazione locale di Reggio Emilia, che fin ha collaborato in maniera proficua segnalando vari progetti di arte urbana commissionata sui cui era possibile lavorare; tra di essi spicca la realtà dei murales della Cooperativa delle Case Popolari di Mancasale e Coviolo nel complesso urbano situato a nord della città tra via Selo, via Candelù e del Circolo Arci PIGAL.
Le prime sono state realizzate nel 2010 dal collettivo Proyecto Ritual, mentre la seconda è stata fatta nel 2012 da Gola Hundun. Per tali opere è stato previsto primariamente un contatto ed un dialogo con gli attori coinvolti nella loro realizzazione: con la committenza (Cooperativa Case Popolari di Mancasale e Coviolo, Circolo Pigal, Associazione SAVAL), ma soprattutto con gli artisti, attraverso un’intervista messa a punto per il progetto europeo stesso. Attraverso i dati raccolti, è stato possibile comprendere al meglio le modalità esecutive, i materiali usati, ma anche il progetto curatoriale che sta dietro ai murales, nonché il loro legame con il quartiere. In seguito è stata attuata un’attenta analisi dei materiali utilizzati e del degrado delle opere, tramite rilievi puntuali, documentazione fotografica e analisi (per queste ultime privilegiando le tecniche non invasive). Per quest’ultima fase, CESMAR7 ha lavorato insieme ad AN.T.A.RES s.r.l- Prodotti per il Restauro, ditta bolognese coinvolta nel partenariato. Fondamentali sono state anche le collaborazioni di istituzioni universitarie non coinvolte direttamente nel consorzio, ma che sono entrate nel progetto per fornire aiuto dal punto di vista analitico e come scambio accademico: l’Università di Parma (Dipartimento di Fisica, Professor Bersani), l’Università di Ghent (équipe di Peter Vandenabeele) e l’Università Ca’ Foscari di Venezia (con una tesi magistrale in Conservation Sciences and Technologies for Cultural Heritage). Attualmente il progetto CAPuS, arrivato oramai a metà del percorso, è impegnato nella realizzazione di modelli che riproducano le condizioni delle opere reali e nel testare su di essi trattamenti specifici (rimozione di scritte, pulitura, consolidamento) e prodotti per la conservazione (protettivi). Sono previsti inoltre doverosi momenti di divulgazione e disseminazione sia per il grande pubblico e la cittadinanza che più specifici per gli addetti del settore (ricercatori, conservatori e restauratori) che vedranno il coinvolgimento delle istituzioni e protagonisti locali in visione dell’evento finale, il congresso con cui si chiuderà il progetto alla fine del 2020.
Testo redatto dalla dott.ssa Ilaria Saccani coordinatrice del progetto